Giocare è cosa seria e va fatta in un certo modo!!
Le regole da rispettare, quando si gioca sul serio, sono poche ma molto dure: è necessario un accenno di sfrontatezza, assolutamente indispensabile tanta voglia di avventura e inevitabile un pochino di insofferenza per le regole. Senza di questo, il gioco non è fatto veramente bene. Ma se invece queste regole vengono rispettate, in pochi minuti non riconoscerete più le pareti della vostra camera e vedrete solo un mare pieno zeppo di pirati, un castello e una principessa da liberare, una mappa e un tesoro da trovare, una zattera e un oceano da attraversare!
Leggendo un articolo pubblicato a Maggio 2013 dalla rivista "Figli Felici" mi rendo conto ancora di più, di quanto sia veramente cosa seria il gioco. Importante esattamente quanto lo sport, l' inglese e tutte quelle attività extra scolastiche sulle quali le famiglie spesso si concentrano per arricchire il ventaglio di opportunità dei propri figli. E magari capita di trascurare proprio questo: il momento per il gioco.
Fingere di essere qualcun altro, travestirsi, per i piccoli è qualcosa di importante. Ha a che vedere sia con i processi attraverso i quali si costruisce la propria identità, sia con i processi attraverso i quali ci si difende dalle proprie paure.
La fantasia diventa una realtà.
Quando si gioca a far finta di essere una fata, una strega, un animale feroce o la mamma, per qualche istante lo si è sul serio. E questo ha un grande valore evolutivo perché permette di esprimere anche gli aspetti di sé e del mondo che sono fonte di turbamento, ansia o paura.
Ecco alcuni esempi letti sul' articolo.
Giocare ai pirati: in me ci sono rabbia e coraggio
La figura del pirata o del bandito permette di esprimere sia aspetti legati alla propria aggressività e forza, che di affrontare l’ignoto, con tutte le sue paure e le sue ombre. Il bambino che combatte, per esempio, riesce a far convivere senza problemi le parti meno accettate di sé, come la rabbia, l’odio, la distruttività con le parti che gli piacciono, come il coraggio.
Essere principessa: io ho doti stupende
Impersonare fate, regine, cavalieri permette di proiettare nel gioco degli aspetti ideali di sé, percepiti come belli: la grazia, la gentilezza, la delicatezza, la sensibilità. All’opposto, giocare alla strega o all’orco permette di proiettare degli aspetti di sé percepiti come brutti, mettendosi dalla parte di chi o cosa ci fa paura. Il bambino in questo modo fa vivere liberamente tutte le sue emozioni e sentimenti.
Travestirsi da mamma: mi identifico e mi separo
Appropriandosi delle scarpe della mamma, di oggetti domestici e identificando nella bambola o nel fratellino più piccolo la figura di un figlio, il bambino fra i 18 e i 36 mesi fa un’operazione di estrema importanza: compie l’identificazione con la mamma, la rende presente nel gioco anche se è assente. In questo modo riesce a separarsi da lei, perché introietta e rende proprie le sue caratteristiche.
Sempre più convinte dell' importanza del gioco e del travestimento, Moine, grazie al talento creativo di un artigiano sognatore, ripropone un classico dei giochi di infanzia: la tenda.
Varie le proposte.
Evolutiva: una tenda fissa che all' occorrenza o quando non la si userà più, si trasforma in comodo appendi abiti. Completa di materassino coordinato e di piccoli cuscini che penzolano dal' alto, nasce come palestrina per più piccoli e li accompagna nella crescita fino ai 6 anni.
La classica indiana, a 4 spicchi, ampia e richiudibile, può essere "piantata" ovunque si desideri e senza limiti di età.
La tovaglia tenda: una tovaglia tagliata su misura del tavolo di casa, trasformandolo in una nuova casetta.
La tenda è il rifugio dove per almeno un istante
tutto può diventare proprio quello che vuoi che sia.
Vi aspettiamo quindi al party di presentazione della collezione
MOINE TEE-PEE,
giovedì 31 Ottobre,
dalle 16 alle 20.
Moine e Versetti
presso NINA
ss del Sempione, 67
28053 Castelletto Ticino (No)
0331 913424
Al fine di accogliervi al meglio è gradita la conferma e sono graditi gli amici degli amici