martedì 27 settembre 2011

Moine e Versetti e Elle Kids

Ci sono cose che accadono e basta. Accade che una sera, anzi una notte, risponde ad una mia mail la stylist che seguo da quando sono ragazzina. Il messaggio diceva così: "In mezzo a tante brutte notizie, ecco una nota positiva. Mi piacciono le vostre cose. Sentiamoci". Rimango così, frastornata, compiaciuta, soddisfatta. 

ELLE non ha bisogno di presentazioni. E' la rivista. Moda, tendenza e storie di donne, un mensile women friendly.  ELLE è anche "Sorelle d' Italia", una serie di speciali sull'universo femminile. Questo mese è sorella d' Italia Margurite Barankitse, una donna speciale che scopro proprio grazie a questa rubrica. La sua è una storia di conquiste importanti e di lotte per i diritti dei bambini e delle donne. La sua casa è Maison Shalom, nata durante gli scontri civili in Burundi. Ha vinto il premio 2011 della Fondazione per la prevenzione dei conflitti di Parigi e la trovate qui.  Qualche anno fa ricordo di avere letto in un' intervista a Danda Santini, il direttore di Elle, di quanto fosse interessata a scoprire biografie di donne speciali. Forse è proprio così che è nata l' idea di Sorelle d' Italia.  Scoprire e fare conoscere  le donne. Con Sorelle d' Italia nascono anche "le 15 proposte concrete per migliorare la vita delle donne", le trovate qui, proposte concrete, lontane dai "magheggi" politici e facilmente sostenibili, se solo lo si volesse.

E poi ELLE KIDS. Nata un anno fa e  molto apprezzata tra le mamme  proprio perché risulta un validissimo compromesso tra inserzioni e ricerca,  per il taglio sempre moderno e il gusto dei servizi moda sempre stimolanti. E per noi Moine e Versetti...  La felicità di essere presenti proprio dove desideravamo, così, semplicemente, solo perché la nostra mini collezione è stata apprezzata.

Grazie Laura, grazie Anita e grazie Elle Kids.


♥♥♥


la copertina di Ottobre 2011



In basso a sinistra il nostro portaciuccio!



Al centro a destra la copertina Andre!




In basso a destra Le Pezze!


In basso a sinistra il cuscino a forma di cane, 
un classico rivisitato con i colori e il design di Moine e Versetti


Attrezzati è come se non piovesse!

Sono giornate splendide. Sole pieno e caldo. Diciamo 27 gradi che moltiplicato per 27 Settembre, risultato DI - SA - GIO. Si perché parebbe sia proprio vero che si tende sempre a lamentarsi e che non va mai bene niente (si dice che gli italiani siamo lamentosi... sarà!) e che se piove perché piove e se fa caldo perché fa caldo, in realtà lo scombussolamento c'è. Settembre è lavorativo per il 90% della popolazione mondiale (mi piace pensare che ottimisticamente sia così) e sapere che ci sono giornate splendide e noi lavorativi, chiaramente riconduce al ricordo di quest' estate quando il sole invece latitava... ecco un pochino infastidisce, solo un pochino però.
Ma detto questo, da Moine è arrivato un carico di HUNTER BOOTS. Perché che si sappia; se si è attrezzati da pioggia, la pioggia la si affronta a testa alta e potrebbe anche essere che non ci rovini le giornate. Potrebbe essere che si dica... "...massi (ma si). Piove, metto gli Hunter" e potrebbe valere anche per i piccoli che magari invece di dire "Piove, bello metto gli Hunter" potrebbero dire, molto meno brand addicted e più bimbetto style, "Bello!!! Piove, così posso mettere i miei stivaletti con la calza mimetica e saltare nelle pozzanghere!"
Degli Hunter ne avevamo già parlato QUI, sono gli stivaletti di gomma blasonati e amati dalla regina, un pochino modaioli poiché molto apprezzati dai fashion victim, che una volta visti indossati da Kate Moss al Glastonbury Music Festival non ne hanno più potuto fare a meno.



Da Moine sono arrivati gli Hunter nei classici colori verde bottiglia, blu navy ma anche rosa per le più romantiche. E degli accessori. La "spugnette" per rendere brillanti gli stivali che arrivando ingrassati possono diventare nel tempo opachi, le calze colorate (mimetiche, mille righe ed effetto tricot) e la mantellina per la pioggia.






La novità di questa stagione sono gli Hunter nei numeri molto piccoli!!!! Hanno meno "tacco", praticamente piatti per agevolare la camminata, e una forma meno strutturata. Per il resto le stesse caratteristiche e gli stessi materiali di quelli dei più grandi.





venerdì 23 settembre 2011

Il mio papà fa il DJ

I bambini per definizione sono l' entusiasmo! Ieri la nanetta senior tornando a casa da scuola raccontava di questo grande avvenimento accaduto durante l' intervallo e che ha chiamato a raccolta tutte le 5 classi. Nel cortile c' era un pipistrello, "mamma, mo-r-to!!" per fortuna dicevano le femminucce, poverino i maschietti! Questo stesso "entusiasmo scenografico" i bambini lo mettono in ogni cosa, non ultima l' attenzione al lavoro dei propri genitori, qualunque esso sia. Bimbi affascinati dal grande potere della mamma cassiera del supermercato che può usare la cassa così come bimbi entusiasti di sapere come il proprio papà possa riparare tutti i televisori del pianeta! Le versettine, da sempre in venerazione per il loro papà, adorano tutto quello che fa. Piccole manager. "Papy dove lavori stasera? Fai tardi o tardissimo? Papy ma c'era tanta gente? Ti sei divertito papy?" Il loro papà fa un lavoro che all' inizio era difficile da spiegare, tecnico fonico e dj, ...come si spiega? Ecco, senti queste voci che escono dalla radio? Io faccio in modo insieme a tante altre persone che tu possa sentire queste voci... si ecco, il papà fa sentire le voci! O sente le voci. Si è dimostrato indispensabile portarle sul posto e lì capire è stato un attimo. Per quanto riguarda la parte del papà DJ, è stato tutto più facile, neanche da spiegare, quelle sono cose che si sanno e basta!!!! Il loro papà DJ è un papà che ama il suo lavoro, e che non manca piccoli approcci di avvicinamento alla consolle di tutti i bambini che transitano in casa. Con una preferenza verso i piatti, assolutamente condivisa dai bambini. Che sia un passo indietro? Che la nuova generazione decida di tornare ai technics snobbando tutte le avveniristiche "macchine"? (Mi perdonino gli addetti al settore se mi esprimo non proprio tecnicamente!!!)

Per la gioia delle sue piccole fan più scatenate, il papà delle versettine sabato 1 Ottobre avrà una serata speciale. In occasione della presentazione della collezione di abbigliamento per bimbe "Arturino", suonerà dalle 19 all' ADIGE LAB. Un mini DJ SET per tutti i bambini presenti e per chi lo desidera la possibilità di un "piccolo avvicinamento alla consolle".

"Arturino" apre così le porte al pubblico del suo meraviglioso loft, presentando la collezione in anteprima proprio a Sesto Calende, la cittadina dove tutto è cominciato.  



Adige Lab presenta "Arturino and friends"
sabato 1 Ottobre
dalle 10 alle 19,
Sesto Calende (Va).

In collaborazione con "MoMa, l' ospite e il gusto" e Moine e Versetti.

Per info 0331 913591.

domenica 11 settembre 2011

A patto che ci sia un lieto fine...

Le mie bambine non erano ancora nate eppure sono cresciute sapendo che l’11 settembre è "una data". Sono cresciute consapevoli che significhi qualcosa ma senza conoscerne i dettagli. Senza capire. Ora, rivedendo le immagini sul web, dei pompieri per esempio e di tutte quelle persone disperate, mi sono trovata a volerne salvare qualcuna, con l' intenzione di mostrargliele, prima o poi. Vorrei trovare le parole giuste per spiegare alle mie bambine cosa è successo, senza spaventarle e senza però sminuire il dramma e vorrei farlo già oggi, perché se per caso ne sentiranno parlare alla televisione o tra gli adulti, vorrei potessero capire. Ma onestamente, ne sarò capace? In generale il consiglio degli psicologi è quello di parlare di tutto con semplicità, trascurando i dettagli. Ma quali sono i dettagli dell' 11 Settembre trascurabili??? Cerco aiuto su internet e trovo un articolo. "Come è possibile trovare una risposta al fatto che 19 individui dirottarono quattro aerei commerciali e uccisero tremila persone innocenti? Come rassicurare i figli americani che – nonostante tutto questo – si può ancora salire in aereo o in metropolitana o attraversare i ponti? La generazione "post 9/11" – e in primo luogo quella di New York, la città più duramente colpita dagli attentati – è cresciuta in mezzo a un’allerta costante. Sono bambini abituati a passare attraverso il metal detector dei musei, a togliersi le scarpe e a consegnare i giocattoli per il controllo negli aeroporti. La presenza delle guardie armate della sicurezza nei luoghi pubblici rientra nella "normalità" ed è diventata parte della routine quotidiana anche per gli adulti. " Ecco... sono ancora più confusa. I nostri bambini non vivono quotidianamente e direttamente tutto questo, è però giusto che sappiano, io per lo meno la vedo così.  Poi ho avuto un' idea; ho pensato che questa storia poteva essere raccontata solo a patto di riuscire a trovare un lieto fine. Penso di averlo trovato. Il lieto fine sarà raccontare che chi ha vissuto direttamente quei momenti, si è rialzato;  il grande affiatamento delle persone, la complicità e il grandissimo coraggio dei soccorritori, una potenza di generosità e altruismo disarmante. La serenità di sapere che gli eroi esistono davvero e che tutti possiamo essere eroi se lo vogliamo. Ok, chiudo la bottega, vado a casa e ci provo.


martedì 6 settembre 2011

Piccole certezze

I gusti cambiano e le collezioni si alternano. Eccomi quindi a presentarvi la nostra "selezione" per questa stagione Autunno Inverno 2012, che è un pochino diversa da quella dell' inverno scorso. Ritroveremo per esempio American Outfitters, Le Petit Cocò, Kangra Cachemire, UGG, Petit Bateau, New Balance e una parte molto importante dedicata al corredino (prossimo post!). E oltre a queste aziende, le nostre piccole certezze. Quelle chicche che trasformano Moine e Versetti da un negozio qualunque in un luogo, che senza falsa modestia, vale la pena di andare a visitare. Piccole realtà artigianali, scovate non si sa come o dove, e coltivate, come si fa con le  passioni. Le nostre piccole certezze sono arrivate e oggi la bottega era frizzante!!! Sembra una cosa da matti, anzi è una cosa da matti...  oggi, parlavo con questi oggettini e li mischiavo tra loro quasi a formalizzare delle presentazioni ufficiali e non sto dicendo per dire... l' ho fatto e me ne rendo conto solo ora. C'era un'atmosfera pazza. E visto che ormai sono una persona dotata ufficialmente di I Phone, ho fatto tantissime foto. Ne ho selezionata qualcuna (hi hi hi!). Signori e signore, vi presento un reportage della botteghina così come si presenta ora, con tutte le nostre piccole certezze.


Piccole certezze: Rockingchair



Piccole certezze: Café Bijoux


Piccole certezze: New Balance e Rockingchair


Piccole certezze: Balance, Rockingchair e Le Petit Cocò


Piccole certezze: NINALUNA e PETIT BATEAU


Piccole certezze: Le Pezze + Café Bijoux


Piccole certezze: Rockingchair


Piccole certezze: Café Bijoux



Piccole certezze: Roberta Tajani


Piccole certezze: Café Bijoux


Piccole certezze: Le Pezze


Piccole certezze: la personalizzazione


Piccole certezze: Il cuscinocane


Piccole certezze: Petit Bateau classic




venerdì 2 settembre 2011

Mamme speciali... Ibu!

La pace nel mondo va costruita oggi, 
un bambino alla volta.
Leggo questa frase e rimango colpita, profondamente. Il primo pensiero è stato che questa è la frase da appendere in ogni asilo, in ogni scuola, in ogni ambiente che si proponga ai bambini. Il secondo è stato quello di cercare chi fosse l' autore. Scopro così Ibu Robin Lim, una donna, madre, poetessa, ostetrica, anzi "l' ostetrica dai piedi scalzi". La sua è una vita in giro per il mondo, che passa attraverso l'America, l'Indonesia, la Cina, le Filippine, la Germania, l' Irlanda. Vive a Bali con il marito, i sette figli e la nipotina. Il 1° Ottobre 2006 riceve il premio internazionale per la pace Alexander Langer per il suo impegno ad Aceh, Sumatra, dove ha prestato i primi soccorsi dopo lo tsunami e dove ha poi fondato un consultorio di comunità.


E’ una ambientalista, una pacifista, una poetessa, un’educatrice e trova nel lavoro dell’ ostetrica la possibilità di unire queste sue vocazioni ai saperi femminili tradizionali. Il suo obiettivo è quello di una nascita gentile come base per una società più equa e pacifica.
A Bali “le donne più povere hanno i parti più belli, che neanche una clinica costosa potrebbe offrire”.


Ibu Robin calma e placa le divergenze razziali, mantenendo un atteggiamento neutrale, aiutando tutti. Non un modo per non prendere posizioni politiche ma solo la volontà precisa di porre il suo lavoro sul piano delle emozioni, del vissuto personale, del contatto psicologico. In un territorio dove le differenze religiose e culturali portano da sempre a scontri profondi e violenti, lei vola da un centro all’altro, onnipresente e per questo il soprannome "pettirosso".


Non conoscevo Ibu Robin prima di un' ora fa ma ho trovato quest' intervista e la voglio proporre qui sul blog di Moine, per la nostra “rubrichetta” mamme speciali.  E' un post lungo questo... per cui mettetevi comodi e buona lettura!






- Ibu Robin, perché ti è stato assegnato questo premio?
Nel periodo dello tsunami ho recato i primi soccorsi ad Aceh, un luogo molto vicino all’epicentro del sisma, quasi completamente distrutto dalle acque, dove il 70% della popolazione è morta in un minuto, le famiglie spezzate, i bambini strappati alle braccia di madri e padri dalle acque: un trauma enorme. C’era bisogno di tutto e la nostra tenda era la prima opportunità per i sopravvissuti di trovare aiuto sanitario, di potersi raccogliere e ritrovare. 

- Quindi anche in quelle circostanze così apocalittiche continuavano a nascere bambini?
Sì certo, la vita non si ferma mai e coesiste accanto alla morte. Ma il mio gruppo non aiutava solo le mamme, si trovava ad offrire ogni genere di aiuto a tutti i sopravissuti. Molte donne avevano perso i loro bambini, strappati loro dalle acque. Molti uomini avevano perso moglie e figli. Non c’era una sola famiglia integra. Bisognava raccogliere i superstiti, fare il bilancio delle perdite, piangere i morti, sostenere i bambini soli. In questo erano molto efficienti i giovani volontari internazionali. Molte donne non avevano nemmeno una fotografia o qualsiasi altro ricordo dei loro cari. 
Poi c’era bisogno di curare i feriti, i malati. Molti bambini nascevano prematuri. Abbiamo cercato i guaritori, le guaritrici e levatrici tradizionali tra i sopravissuti per aiutarci. Si era creata una grandissima solidarietà. Poco dopo la prima emergenza, gli uomini ci hanno costruito un ambulatorio con i legni galleggianti delle abitazioni distrutte. (FOTO)

- Sei contenta di questo premio?
Veramente non ho fatto niente di particolare, ma mi fa piacere, dare voce alla necessità che il parto, la nascita avvengano in modo gentile. In particolare, le popolazioni povere hanno bisogno dell’empowerment di un parto fisiologico e di un’assistenza qualificata durante la nascita, perché il sistema sanitario altamente privatizzato, costoso e corrotto non consente a loro di avvicinarsi alle cure di tipo occidentale, ne durante la nascita, ne dopo. 

- Com’è che hai deciso di vivere a Bali?
Nel 1991, in un anno solo, morirono la mia sorella più piccola, la mia ostetrica che mi aveva assistita ai miei parti e una mia carissima amica. Queste perdite mi insegnarono a vivere solo per l’amore. Il mio impegno con i miei cari si approfondì come anche quello con le madri e i loro bambini e famiglie. Nel 1992 ho cessato di vivere come single e ho sposato Wil, vedovo con due bambini. Insieme ci siamo trasferiti a Bali dove un anno dopo è nato il nostro settimo figlio Hanoman. 

- Ibu Robin, come sei diventata ostetrica?
Una notte, avevo 36 anni, ho fatto un sogno. Sognavo la mia nonna filippina, levatrice tradizionale, che mi portava in regalo un bel vestito giallo. Indossalo! diceva, sorridendo. Io esitavo, ma poi lo indossai. Allora la nonna scoppiò a ridere e disse: da ora in poi avrai molto da fare! Da allora le donne cominciavano a venire nella mia cucina a chiedere consigli e aiuto. Poco dopo nacque il mio ultimo figlio a casa. Eravamo soli io e mio marito. Durante la mia gravidanza due civette nel nostro giardino caddero dal nido e li allevammo. In Indonesia questo è considerato un segno di fortuna e quando mio figlio nacque a casa, le donne del villaggio decisero che io sarei stata la loro “raccoglitrice di bambini”.
Quando in quel periodo una donna al di là del fiume morì di emorragia post parto, causata dalla malnutrizione, non feci più resistenza e cominciai ad assistere le donne in gravidanza e al parto. Così ebbe inizio il mio apprendistato indipendente. Una ostetrica inglese si trasferì da noi e mi insegnò tutti i segreti della nascita gentile. Mangku Liyar mi lesse dagli antichi libri sacri i testi su concepimento consapevole, nascita sacra, e genitorialità illuminata. Ho poi studiato anche negli ospedali e ho dato l’esame di diploma in America, ma sono state sopratutto le donne e le famiglie di Nyuh Kuning, il nostro villaggio e del villaggio al di là del fiume Singa Kerta nella foresta delle scimmie e sulla strada polverosa verso Pengo Sekan a fare di me un’ostetrica.

- Dove svolgi il tuo servizio, come lo intendi tu?
Dal 1994 ho fondato a Bali l’associazione no profit Yayasan Bumi Sehat (Bumi sta per terra madre e Sehat significa sano, felice), un consultorio per le madri e le famiglie. Siamo un’équipe di famiglie coinvolte, insegnanti, ostetriche, infermiere, medici e volontari internazionali. Offriamo un alto standard di assistenza prenatale, assistenza al parto, anche in acqua, servizi per l’assistenza postnatale, per il sostegno all’allattamento al seno e per la pianificazione familiare naturale. Usiamo molto la medicina cinese con moxa e agopuntura, l’omeopatia e la fitoterapia tradizionale locale, dato gli scarsi mezzi economici. L’Indonesia non dispone di un servizio sanitario sociale e quindi chi non ha i soldi per le cure non può curarsi e spesso muore. Con le medicine naturali abbiamo molto successo per diverse patologie. Lavoriamo mano nella mano con le comunità locali per l’educazione alla salute, a un alimentazione sana, alla prevenzione dell’AIDS, dell’alcoolismo, alla formazione dei giovani. Cerchiamo anche di migliorare le condizioni di vita insieme all’associazione IDEP che si occupa di agricoltura biologica, managment dei disastri, crea microimprese e avvia il commercio ecquo. Da poco abbiamo un laboratorio di informatica, dove i giovani possono apprendere qualcosa che darà loro una speranza di lavoro e un futuro. Senza questo laboratorio, mai nessuno di questi giovano avrebbe messo le mani su una tastiera.
Tutto questo per nutrire e costruire un mondo di pace.
Dal 2005 la nostra organizzazione mantiene anche il centro ad Aceh. Anche se le luci della ribalta si sono spenti sulla scena dello Tsunami e il flusso del denaro esaurito, il trauma, i lutti per aver perso tutti i cari e tutto il resto: case, vestiti, lavoro, non si è attenuato. La media delle persone ha perso almeno 12 persone del proprio ambiente familiare. 
L’oceano indiano ha l’esatta temperatura delle lacrime.
Ancora uomini e donne vengono al centro e piangono i loro cari. 
Ancora la speranza è un sogno fragile. 
Il lavoro di ricostruzione anche sociale, dei legami continua. La nostra clinica offre assistenza medica, sostegno ai traumi, una tazza di té, un dolce, un gioco di frisbee. Bumi Sehat è un luogo dove orfani, vedove, vedovi, anziani e persone sole possono venire, parlare, giocare, ritrovarsi, avere un pasto. Offre un balsamo contro la solitudine. 
Sono convinta che il lutto ha bisogno della bellezza per guarire e trasformarsi in nuova forza.

- Ibu Robin, quali sono i problemi maggiori con cui ti trovi a confronto?
Sicuramente la povertà e la malnutrizione, a loro volta causa di molti altri problemi. Dopo la rivoluzione del riso bianco, piatto unico, e dopo l’uso massiccio di prodotti chimici e di pesticidi nelle risaie il valore nutrizionale della stessa porzione di riso quotidiano si è ridotto fortemente. Mangiando le stesse quantità di prima, le persone soffrono di carenze maggiori. Le donne sono anemiche e l’incidenza delle emorragie post partum è altissima. Molte donne muoiono inutilmente. A Bali la mortalità materna è di 718 su 100000 donne, di cui più della metà a causa di emorragie dovute alla malnutrizione. 
Inoltre questi prodotti chimici creano un’altissima percentuale di malformazioni fetali in donne che lavorano con le gambe in acqua nelle risaie. 
Ma, anche se cibo migliore fosse disponibile, mancano spesso i soldi per l’acquisto. Noi diamo alle donne gravide supplementi di ferro, quando ce l’abbiamo, ma spesso ci troviamo ad affrontare le emorragie al momento del parto. 
Un altro problema è la continua ricerca dei fondo per mandare avanti i nostri progetti. E’ un lavoro a tempo pieno e molto più difficile del fare l’ostetrica.

- C’è un ospedale vicino?
Si c’è a circa 15 – 20 minuti. Ma se le famiglie non possono pagare le cure, non è possibile il ricovero. Questo vale anche nel caso ci sia bisogno di un cesareo o di qualsiasi altra cura medica. Quando abbiamo i mezzi, glielo paghiamo noi, altrimenti spesso non c’è soluzione, anche se con le cure naturali riusciamo a fare molto.

- Com’è la situazione dell’allattamento in Indonesia?
Le donne seguite ai nostri centri allattano al 100%. Ma nel paese c’è una forte campagna delle multinazionali per l’allattamento artificiale. Benché vietato dal governo, le ditte di latte artificiale (sopratutto Nestlé) offrono grandi regali ai medici per promuovere il latte artificiale. La pubblicità veicola messaggi del tipo: “se ami davvero il tuo bambino dagli il latte in bottiglia...”. Le donne in ospedale ricevono un paio di confezioni di latte gratuitamente. Successivamente lo stipendio mensile di una persona non basta per comprare il latte al bambino. Quindi la polvere di latte viene diluita molto o sostituita con acqua di riso. I bambini, oltre ad essere malnutriti diventano ricettacoli di infezioni come il morbillo, la parotite, ma sopratutto muoiono di gastroenterite. In Indonesia ogni anno muoiono 100 000 bambini a causa dell’allattamento artificiale.

- Uno tsunami ogni anno, una strage degli innocenti?
Sì, è una situazione tragica. Per questo motivo il nostro impegno per l’allattamento è molto forte. Non rimandiamo nessuna donna a casa, prima che sia stabile nella pratica dell’allattamento. A casa spesso deve affrontare la suocera con il biberon in mano, quindi dev’essere forte e convinta.
Offriamo anche dei controlli pediatrici mensili presso il nostro centro per sostenere l’allattamento e la salute dei bambini.

- Come fai a lavorare con fiducia in mezzo a questi problemi enormi?
Ci sono anche molte risorse. La solidarietà è grande. Ad Aceh si è creato un intenso circolo di compassione. Tutti si aiutano. Le madri che hanno perso i figli, prendono con sé i bambini che hanno perso i genitori. Il volontariato internazionale è presente e mentre i volontari occidentali portano aiuto, curano se stessi dalle malattie del consumismo e dell’eccesso. Quindi tutti si aiutano a vicenda a curare e guarire.
Le famiglie indonesiane adorano i bambini e rispettano la nascita. Le donne dopo il parto ricevono ottime cure dalle loro famiglie. Nella loro cultura i bambini sono preziosi. Si pensa che siano ancora vicini a dio. Le donne che sono diventate madri vengono rispettate ed elevate. Sono assistite da famigliari e vicini, affinché possano recuperare le forze dopo il parto. I bambini sono considerati una ricchezza, la vita più ricca con loro - contrariamente al mondo occidentale dove spesso sono vissuti come elemento di rinunce.

- Qual’è il tuo messaggio principale?
Credo che sia fondamentale, prevenire una nascita traumatica e la separazione tra madre e bambino al momento della nascita.
La separazione alla nascita, il trauma iniziale interrompe la connessione tra cuore e mente. Solo quando questa connessione è integra, l’essere umano è integro. E solo una società di esseri umani integri può prendersi cura dell’ambiente in cui vivono i suoi membri e che li sostiene. Solo una società di esseri umani integri possono creare la pace. 
Io credo fermamente che una nascita gentile è la base per una vita piena e attiva e per una società capace di prendersi cura e pacifica. Per questo lavoro e mi impegno.
E’ molto importante anche per i giovani uomini, capire che hanno un grande ruolo in questo: solo se loro proteggono la loro donna, essa si può aprire al parto e accogliere il loro bambino in modo integro.


Le informazioni e l' intervista sono state raccolte sul sito www.alexanderlanger.org







giovedì 1 settembre 2011

PICCOLI PASSI DI BIMBI

Che fatica!!! Si mi viene proprio da pensare che fatica... ma quante emozioni! La prima elementare così come il primo giorno di asilo è la prossima tappa importante. Per tantissimi fortunati che lavorano ad un passo da casa e per i quali la sveglia potrebbe suonare comodamente alle 8, si ricomincerà con la sveglia ad un' ora e mezza di anticipo!!! "Amore svegliati! Dai che si comincia, vieni è pronta la colazione!" Grembiulino, cestino o cartella pronti in prima linea sulla sedia. E noi genitori lì a cogliere qualunque segnale, qualunque piccola emozione che segnerà poi il ricordo del primo giorno.

Io e Monia, pensando ai nostri amici piccoletti pronti per iniziare, abbiamo pensato a un pò di cosine. Tutte fatte a mano da persone con un nome (Justine, Chiara, Susi) e che nel mentre tagliavano e cucivano le stoffe, pensavano  a chi avrebbe utilizzato i loro oggetti, con un occhio di riguardo! Ne avevo parlato qui.. e mi riferisco ai Robertini di Rockingchair e alle bustine porta matite, ma anche per lo spazzolino, di Café Bijoux.

Per i piedini Petit Bateau ha pensato ad una linea di scarpe dal look fighetto ma con piccole astuzie pratiche e "sane". Disponibili dal n. 24 fino al 38! Sono scarpe da ginnastiche con l' interno foderato in cotone traspirante e minimamente imbottito, un sottile cuscinetto ai lati per rendere la calzata ancora più confortevole. E una cernierina ai lati, per cambi ultra rapidi, ma con il fronte stringato... perchè la scarpa con lo strappo è carina ma non fa per niente bambino che ormai è grande! Per le piccolette invece le adorate ballerine, che sono sempre foderate di cotone e con lo stesso cuscinettino leggermente imbottito delle scarpe dei maschietti, con la solettina in gomma antiscivolo e dalle dimensioni proporzionate nonostante non siano in cuoio.





A piccoli passi di bimbo,
in bocca al lupo a tutti i bimbi per le loro nuove avventure
e tanti kleenex ai loro genitori!!!

Il primo giorno è sempre il primo giorno!





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MOINE E VERSETTI vania@moineeversetti.it