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giovedì 31 maggio 2012

Tutti i "nostri" bambini del mondo

Abbiamo cenato sul balcone, faceva caldo, i ritmi blandi, tanta spensieratezza e tante risate. La scuola era già finita e le bambine non dovevano fare niente con la fretta degli impegni… tanto la sveglia la mattina  non suona quando non si va a scuola!!! Il tutto riscaldato dalla serenità di avere amici cari che il giorno prima erano su quello stesso balcone con noi a ridere e sorridere; mentre si sparecchiava ripensavamo alle battute e alla scemenza e ridevamo di nuovo. E all' improvviso un boato. Un incidente domestico, uno di quelle cose che capitano. La caffettiera esplode. Il caffè bollente sul viso della mia bambina che urlava impazzita di dolore e di spavento, il mio compagno in silenzio per non spaventarci ulteriormente, non vedeva più niente perché il caffè bollente e dei granelli gli erano andati negli occhi. Dopo avere soccorso in qualche modo la mia bambina, ho chiesto aiuto ai miei genitori. Non potevo staccarmi da lei, era incollata a me e tremava, voleva restare in braccio. Paura ma anche per la prima volta un grande dolore. Poco dopo l' abbraccio gigante di un nonno avvolgente che l' ha calmata e così siamo andati al pronto soccorso. Passato lo spavento, medicato papà e bimba, è restato solo il segno di una macchia sul viso che crescendo andrà via…

Da allora, quando penso ai bambini che vivono nella guerra dove i boati uccidono e dove la spensieratezza la si conquista imparando a schivare le bombe, li sento tremare come tremava la mia bambina e moltiplico tutto all' infinita potenza. Niente del mio incidente domestico è paragonabile ad una guerra e ad un terremoto, o allo stillicidio dato dalle continue scosse che continuano a stremare l' Emilia. E il mio pensiero è lì.



Save The Children ha messo a punto delle linee guida sulla protezione dei minori, utilizzate a livello internazionale per tutte le emergenze. Li copio e incollo qui sotto, sono tutti da leggere:

1. Evitare che i bambini stiano troppo davanti alla televisione: continuare a veder immagini del disastro non aiuta i bambini a superare il trauma, perché potrebbero non capire che si tratta di immagini registrate e pensare che l’evento catastrofico sia ancora in corso.  Li copio e incollo qui sotto, sono tutti  da leggere.


2. Ascoltare attentamente i bambini: prima di fornire loro informazioni, cercare di capire qual è la percezione dell’evento e quali i loro interrogativi in merito. Iniziare a dialogare con loro per fornire delle spiegazioni chiare di quanto accaduto, che siano comprensibili in base all’età, lasciando che esprimano le proprie preoccupazioni e tranquillizzarli. 


3. Rassicurare i bambini e fornire loro il primo supporto psicologico: rasserenarli spiegando loro quello che si sta facendo per proteggerli, nonché informarli che durante un’emergenza la cosa che si considera prioritaria è aiutarli, affinchè si sentano al sicuro. 


4. Accettare l’aiuto di esperti: in caso di vittime in famiglia è importante considerare di rivolgersi a personale specializzato per aiutare sia i bambini che gli altri membri della famiglia a superare il trauma della perdita. Inoltre, anche se non hanno sperimentato direttamente questo shock, bisogna considerare che i bambini possono essere stati turbati da scene che hanno visto o storie che hanno ascoltato. I genitori devono prestare particolare attenzione ad ogni cambiamento significativo nelle abitudini relative a sonno, nutrizione, concentrazione, bruschi cambiamenti d’umore, o frequenti disturbi fisici senza che ci sia un’apparente malattia in corso, e in caso questi episodi non scompaiano in un breve lasso di tempo, si consiglia di rivolgersi a personale specializzato. 


5. Aspettarsi di tutto: non tutti i bambini reagiscono allo stesso modo ad eventi traumatici e con lo sviluppo, le capacità intellettuali, fisiche ed emozionali dei bambini cambiano. Se i più piccoli dipendono dai propri genitori per avere la chiave d’interpretazione di quanto accaduto, quelli più grandi e gli adolescenti attingono informazioni da varie fonti. Tener presente che soprattutto gli adolescenti possono essere maggiormente colpiti da queste storie proprio perché in grado di capire meglio. Benché i ragazzi più grandi sembrano avere più strumenti a loro disposizione per gestire l’emergenza, hanno comunque bisogno di affetto, comprensione e supporto per elaborare l’accaduto. 


6. Dedicare tempo e attenzione: i bambini hanno bisogno di sentire che gli adulti di riferimento sono loro particolarmente vicini e di percepire che sono salvi e al sicuro. È fondamentale parlare, giocare con loro e soprattutto ascoltarli, trovare il tempo per svolgere apposite attività con i bambini di tutte le età, leggere loro storie o cantare l’abituale ninnananna per farli addormentare. 


7. Essere un modello: i bambini imparano dai grandi come gestire le emergenze. Occorre essere attenti ad esprimere le proprie emozioni di fronte ai bambini a seconda della loro età. 


8. Imparare dall’emergenza: anche un evento catastrofico può essere un’opportunità di far capire ai bambini che tutti viviamo in un mondo dove possono accadere queste cose e che in questi momenti è essenziale aiutarsi l’un l’altro. 


9. Aiutare i bambini a ritornare alle loro normali attività: quasi sempre i bambini traggono beneficio dalla ripresa delle loro attività abituali, dal perseguire i propri obiettivi, dalla socialità. Quanto prima i bambini ritorneranno al loro ambiente abituale e meno si continuerà a parlare del sisma, più riusciranno a superare velocemente il trauma. 


10. Incoraggiare i bambini a dare una mano: aiutare gli altri può contribuire a dare ai bambini un senso di sicurezza e controllo sugli eventi. Soprattutto gli adolescenti possono sentirsi artefici di un cambiamento positivo. È pertanto importante incoraggiare i bambini e i ragazzi a dare il loro aiuto alle organizzazioni che assistono i loro coetanei. 

Il nostro augurio è semplice e molto banale… 
che tutti i bambini possano ricominciare il prima possibile a fare le cose di sempre, la scuola, 
i compiti, il gioco, lo sport, la musica… 



mercoledì 8 febbraio 2012

BAMBINI E WEB, gioie ma soprattutto dolori

Ieri  è stata la giornata dedicata alla sicurezza on line per i minori e sull' argomento sono fragilissima. Da un lato mi piace che le mie bambine, nella giusta misura, utilizzino con naturalezza quello che il web mette a disposizione per loro. Dall' altra il terrore che in un momento di mia distrazione, salti fuori l' immagine oscena che le sconvolgerà per sempre la vita (???). Oltre a questo il wireless che mi mette un' ansia con tutte quelle microondine in giro per casa!!! E poi i social e il cyber bullismo... cattiveria in chiave mignon amplificata dal potere della condivisione negativa. Detto questo, per coerenza, è dato certo che Internet in casa Versetti nonostante tutto si usi eccome... non è sempre così, ma scene come da fotina qui sotto, non sono così rare!!!


Un esempio di semplice quotidianità familiare. Ieri Versetti Junior prende l' i pad per giocare ad Angry Birds e avevo lasciato aperta la mia home di Facebook, come prima immagine una foto di un uomo evirato con tanto di dettagli. Et voilà! Lei credo non abbia visto niente perché ero lì e in un nano secondo le ho preso l' i pad lanciandolo sul divano! 
Le mie bambine sono piccole. Navigano per cercare la canzone preferita su You Tube oppure per salvare le foto dei cavalli che adorano, io sempre ad un metro e che fingo disinvoltura. In realtà pervade il terrore che non incappino in qualcosa di "brutto" e poco decodificabile per la loro età. 

Dai dati che emergono dalla giornata sulla sicurezza on line per i minori salta fuori che il 26% dei bambini dichiarano di disporre di un profilo pubblico sui social network, il12% dei giovani aventi un’età compresa tra i 9 e i 16 anni dicono di essere stati infastiditi online e il 56% dei genitori non ne è a conoscenzaInoltre, un genitore su otto non presta particolare attenzione all’attività dei propri figli online e non ne media l’operato mentre circa il 56% ritiene necessario adottare una qualche misura di sicurezza. Parlando invece più propriamente di teen ager e non di bambini, Save the Children fa notare che un ragazzo su tre invia o riceve messaggi a sfondo sessuale, il 32% dà il suo numero di cellulare a qualcuno conosciuto online, il 27% si dà appuntamento di persona con qualcuno contattato in internet e il 17% ha rapporti intimi con persone contattate via web.

Ecco, e con questi  dati copiati dal sito del tg di rai 1, chiudo dicendo che un ultimo dato riguarda l' Italia e la grande incapacità della maggioranza dei nostri piccoli naviganti di utilizzare il web per istruirsi, curiosare, ricercare... web per lo più utilizzato per chat, social e cyber bullismo. Frastornata da tante meraviglie, torno ai miei doveri di mamma. Con l' obiettivo di essere molto meno leggera sull' argomento. 
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MOINE E VERSETTI vania@moineeversetti.it